
19 Lug Intervista a Kids of Broken Future, BCORP, sostenibilità, arte e coolness
Il nome del brand è impattante e provocatorio e allo stesso tempo fa riflettere. Qual è la storia del al nome Kids of Broken Future?
Tutto nasce dal progetto della tesi di laurea in Fashion Design di Marta Sanchez, direttrice creativa e designer del brand, nonché mia moglie, che immaginava la società del futuro in modo realistico seguendo le previsioni degli esperti su come i cambiamenti del pianeta avrebbero potuto influenzare lo stile di vita, e dunque la moda del futuro. Una collezione con una visione d’impatto su uno scenario per niente roseo, che già prevedeva mascherine non per proteggersi da un virus, bensì dalla poca qualità dell’aria e materiali leggerissimi per l’abbigliamento a causa dell’innalzamento delle temperature. La collezione, appunto Kids of Broken Future si è trasformata in un brand nel 2019, che persegue l’obiettivo di influenzare e rendere cool la sostenibilità.
La sostenibilità è per KOBF una prerogativa imprescindibile. E’ vero che state per acquisire la certificazione BCORP?
Fierissimo di confermare che stiamo per diventare una delle pochissime aziende di moda italiane azienda certificata BCORP, sarà ufficializzato tra qualche settimana. Per ottenere la certificazione massima che si possa avere ma anche la più difficile da ottenere stiamo lavorando da tanto su ogni aspetto del marchio: essere BCORP significa mettere come priorità il beneficio ambientale e sociale per la comunità in cui vivi prima del profitto, avere specifiche certificazioni sui tessuti utilizzati, metodi di stampa eco, trasporti, trattamento del personale, bonificazione e riqualificazione dell’area geografica dell’azienda. Dal prodotto, alla distribuzione, il cambiamento al pianeta è un percorso. Abbiamo ottenuto un punteggio di 100/80, che per una start-up come la nostra è un successo immenso, specialmente considerando la difficoltà e l’impegno messo nell’incontrare i durissimi requisiti.
Il concetto di avanguardia nella moda è molto vicino alla contaminazione artistica. Che ruolo ha per KOBF l’arte?
Ogni stagione creiamo una collaborazione con un’artista diverso che scegliamo per vicinanza estetica ed etica ad una determinata collezione in lancio. L’artista come vision deve abbracciare sostenibilità, integrazione, accettazione, unione e tutti i valori intrinsechi in KOBF, perché l’arte ed il suo creatore si facciano portatrici anche del nostro messaggio. In passato abbiamo collaborato con un’artista di un’area geografica svantaggiata e fortemente in difficoltà, il Kurdistan-Iraqeno per darle visibilità e risonanza. Dopo poco tempo Forbes le ha dedicato un articolo. Queste sono le cose che fanno di Kids of Broken Future una bellissima realtà che oltre ad essere sulla cresta dell’onda a livello di stile, lo è anche a livello di coscienza globale.
Con i vostri slogan unici, come “Bombing for Peace is like fucking for Virginity”, riuscireste a conquistare chiunque abbia un. Pensate mai alla possibilità di influenzare positivamente il consumatore tramite l’offerta di un prodotto?
Abbiamo come target un pubblico molto digitalizzato che vive sui social media, per cui è un nostro dovere comunicare in un certo modo e nostra volontà influenzarli ed ispirarli a pratiche sia di stile che culturali che facciano bene a loro stessi ed al pianeta. Non vogliamo educare nessuno, ed il nostro linguaggio è sia irriverente e contemporaneo che elevato ed aspirazionale, perché vuole rendere la sostenibilità qualcosa di estremamente cool, positiva e da incentivare. Anche l’inclusività è per noi fondamentale, essere aperti alle differenze culturali ed etniche del 2021 è un must.
Siete stati ospiti al Pitti Uomo per la prima volta lo scorso mese interfacciandovi con una clientela nazionale ed internazionale nuovamente dal vivo, per cui, come vi sentite a tornare alla normalità?
Sono estremamente contento di tornare alla normalità. La pandemia ha sicuramente cambiato tantissime cosa nella nostra società ma una di quelle rimaste tali è sicuramente la voglia di interagire, fare networking, imparare e stare in mezzo alla gente per imparare e captare novità e tendenze. Grato di essere al Pitti Uomo anche quest’anno.
Come vedete il futuro della moda ed il vostro futuro?
Sinceramente nel primo periodo della pandemia, che abbiamo trascorso a Barcellona, eravamo davvero spaventati, soprattutto per le conseguenze sul sistema moda e sul pianeta. L’evoluzione digitale sviluppata in questi passati inverni non indietreggerà, anzi, ma vedremo un pazzesco ritorno al fisico, ed un desiderio di acquistare in negozi e boutique che diventino e siano dei veri e propri place to be. Il nostro futuro riserva spero altrettanti successi, al momento stiamo cercando di ampliare la nostra distribuzione in Europa olte Marcona, Antonioli, Arrods e Azzurro, ma soprattutto ad LA, che è il nostro punto di arrivo, ma anche di partenza. Poi vorremmo fare un viaggio in Asia per esplorare i mercati. Dunque sicuramente le nostre prossime collezioni saranno influenzate dalle nostre impressioni asiatiche. Difficoltà della Pandemia: non sapere come sarebbe finito.