
16 Ago Intervista a Gaia Segattini, fondatrice di Gaia Segattini Knotwear e amante della “buona imprenditoria” sostenibile
Il tuo percorso è variegato e ricco di esperienze nel mondo della moda. Chi era Gaia Segattini prima della creazione di Gaia Segattini Knotwear?
Sono appassionata di moda sin da ragazza, amavo l’abbigliamento vintage anni ‘60 e precedenti, tant’è che la mia tesi di laurea verteva sulla comunicazione messa in collegamento all’abbigliamento da discoteca. Volevo fare la stylist, poi sono diventata consulente per aziende italiane e internazionali, dove ho sempre curato a 360 gradi i progetti di cui facevo parte, anche nel merchandising. Dopo un periodo di insoddisfazione dovuta alla piega che stava prendendo la moda, sempre più commerciale, ho deciso di dedicarmi al mio blog Vendetta Uncinetta, dove tra approfondita e appassionata ricerca davo voce a artigiani e progetti unici che collegassero moda e sociale. Una nicchia di mercato a cui appartengo e a cui sono affezionata è quella dei crafters, appunto piccoli artigiani, che ho dipinto e raccontato su importantissime testate di Condè Nast e altri grandi editori. Oggi sono designer e CEO di GaiaSegattini Knotwear, brand consultant e docente nel corso Green Fashion della Fondazione Fashion Research Italy.
Parlando appunto di buona imprenditoria, quali sono le linee guida che un imprenditore dovrebbe seguire per trasformare la propria realtà in ottica sostenibile?
La prima forma di sostenibilità è non fare prodotti inutili. Per cui parlando di buona imprenditoria occorre ideare oggetti e capi che siano funzionali per un determinato pubblico. In passato siamo stati seppelliti di prodotti inutili, tra fast-fashion e pret-à-porter fin troppo commerciale. Occorre assolutamente dare valore a chi acquista, creando sicurezza, comfort e benessere nella mente del consumatore tramite una comunicazione diretta, costante e trasparente. Sostenibilità significa produrre partendo dall’immaginazione di un valore aggiunto, coordinando il riferimento estetico con produzione, vendita e distribuzione per supplire una mancanza di un pubblico che si conosce davvero bene, verso cui si ha una responsabilità nel momento in cui avviene una scelta, finalizzata dall’acquisto ma che parte ben prima. Per me la cosa principale è che le mie clienti si sentano belle, percepiscano l’energia che metto nei miei capi ed un senso critico maggiorato.
A livello di selezione materiali e processi di produzione, cosa ti fa scegliere o meno un’azienda produttrice per Gaia Segattini Knotwear?
Mi accerto che l’azienda condivida i miei valori di rispetto per l’individuo, che lavori secondo tempistiche sostenibili e che abbia ovviamente modalità di recupero e riutilizzo radicate all’interno del proprio processo di produzione. Per me è molto importante anche il benessere dei lavoratori. Metto sempre prima le persone sul lavoro, e grazie al mio ne ho conosciute di bellissime grazie a questa mia prerogativa. Per Gaia Segattini Knotwear produco scegliendo filati che sono avanzi di produzione di alta qualità, nelle migliori aziende italiane e marchigiane, regione dove risiedo e che è casa del mio progetto, contribuendo a migliorare il tessuto sociale e l’area geografica. La mia scelta è sia a fini di sostenibilità che per limitare gli sprechi di forniture. In questo modo è il tessuto a suggerire lo stile e non viceversa, in un virtuoso circolo di moda responsabile e rispettosa.
Nella tua carriera nella moda ti sei anche occupata di merchandising: Com’è cambiato il profilo del cliente oggi?
I clienti di oggi sono sicuramente saturi di un sistema che ha indotto mancanze e necessità nella loro identità seguendo una logica di sovra-produzione decisamente lontano dal profilo umano. Il cliente di oggi vuole trovare una storia dietro ad un prodotto, somigliargli e sceglierlo. Fortunatamente da due anni a questa parte la cultura della sostenibilità ha cominciato a diffondersi e il vintage, l’usato e l’upcycling hanno acquistato grande notorietà. Ma non è mai abbastanza. Il cliente di oggi, rispetto a quello che ero abituata a vedere agli inizi della mia carriera, è sicuramente più conscio, ma non quanto basta per fare scelte totalmente sostenibili. Ma il percorso è iniziato.
Il negozio rimane l’ultimo baluardo a difendere la moda dall’avanzata del fast-fashion. Cosa consiglieresti ad un negoziante che non è sicuro di includere nella sua selezione brand sostenibili per paura di non convertire in vendite?
Di fare scelte che rispecchino la propria identità senza forzare all’interno di un universo di valori sfaccettato e personale, in questo caso il proprio negozio, perché il cliente attento alla sostenibilità se ne accorge. Torna il discorso dell’utilità e della funzionalità, scegliere prodotti che suppliscano ai bisogni della propria clientela è sempre una scelta sostenibile. Essere fedeli alla propria identità e unicità ripaga, sempre.
Tramite il tuo profilo Instagram e le tue attività di formazione universitaria fai un grande lavoro di formazione e informazione. Quali sono i vantaggi di una comunicazione digitale dall’approccio intimo?
Comunicare il dietro le quinte dei propri prodotti, mettendo in primo piano il proprio essere in modo trasparente è molto difficile, ma ripaga immensamente a livello imprendiatoriale. La facilità con cui costruire un contatto con tantissime di persone simili a te o al prodotto che proponi disponibile oggi è impressionante. Ovvio che poi le carte vanno ben giocate. Personalmente sono fiera del processo di costruzione del mio “pubblico”, e tengo particolarmente al livello umano piuttosto che ai numeri, perché i social sono popolati di persone, spesso meravigliose. Sapere che c’è chi è affezionato alla tua personalità, che condivide valori e riferimenti storici, concezioni di vita e, infine, anche preferenze di mercato è davvero emozionante. Io sono affezionatissima alla mia community e la vivo in modo molto sereno perché so che dall’altra parte dello schermo spesso mi specchio. L’approccio intimo nel contatto diretto con un “pubblico” è estremamente importante, purchè sia fatto in modo spontaneo e non sia mai forzato.